domenica 26 giugno 2011

TaNtO pEr... ViVeRe FiNgEnDo

Familiari, amici, persone care che conosci da anni, persone incontrate per caso ad un semaforo.
Non importa con chi ti relazioni, tu menti a chiunque.
"Non mi capirebbe nessuno, è inutile... mi volterebbero le spalle, non sarei più come prima ai loro occhi... Mi insulterebbero, ho paura!". Questa è solo una delle tante frasi che puntualmente ogni giorno ripeti e ripeti nella tua mente, più come una sorta di auto-convincimento che come convinzione ferma e reale.
La paura crea continui fantasmi quotidiani, fantasmi che non spariscono, ma che si nascondono nell'armadio e si sommano ogni giorno che passa, per poi riemergere tutti assieme quando pensavi finalmente di avere scoperto dentro di te il coraggio per vivere.
Allora io dico che quei fantasmi quotidiani vanno eliminati quotidianamente. Siamo nati in questo modo, ci sentiamo in questo modo, abbiamo il piacere e il diritto che il mondo ci voglia in questo modo e ci accolga in questo modo e in nessun'altro modo, perchè in un altro modo che non è il nostro non saremo noi stessi e saremo costretti a fingere.
Solo chi finge da quando è nato può capire quanto sia in primis faticoso e in secondo luogo dannoso, umilia la persona che finge e inganna, si spera non irreparabilmente, la persona che subisce la finzione.
Fingere quando non vorresti assolutamente farlo, ma ti trovi costretto, ti allontana dalle persone e dal mondo, ti allontana da te stesso, facendoti perdere in te stesso.
Per riavvicinarti al mondo e alle persone devi quindi prima ritrovarti in te stesso e riavvicinarti a te stesso, e per farlo devi accettarti e poi lasciarti andare e amarti.
Il cammino non è semplice, anzi non è affatto lineare, pieno di up e colmo di down e in questo up & down continuo ci sono giorni in cui ti ami e periodi lunghi nei quali ti odi.
La firma con cui chiudo tutti i miei post... il vostro amato e odiato.... amato e odiato non dalle persone che leggono, che possono condividere o meno le mie personali idee, ma amato e odiato da me stesso.

Il vostro amato e odiato
Mr. Holmes

sabato 11 giugno 2011

iL pArAdOsSo Di SoFfRiRe

La sofferenza di una persona, donna o uomo che possa essere, non è visibile ai più e non può essere compresa da alcuno, così faticosamente oppressi dalle loro innumerevoli faccende di vita quotidiana.
Volere che qualcuno s’interessi alla propria sofferenza è forse una pretesa egoistica? Permettere a qualcuno di avvicinarsi così pericolosamente alla propria vita da fargli intuire un lembo del supplizio che attanaglia, a giorni più consecutivi che alterni, la nostra temporanea esistenza è forse mettere i propri interessi al di sopra di altrui qualsiasi interesse?
Se anche fosse, non si riesce veramente a capire come e dove si possa porre un problema.
L’uomo e la donna per natura sono esseri sociali, il bisogno di relazione è quasi un istinto naturale, sicuramente primario. Tutte le persone sentono l’impulso e il richiamo alla socialità, anche se talvolta può capitare che questo “spingersi verso l’altro” non si manifesti in un comportamento di vita reale ovvero non deviato.
Talvolta. I motivi sono diversi, probabilmente sono tanti, nello stesso numero di quante persone hanno difficoltà nello “spingersi verso l’altro”. Di varia natura nella stessa misura in cui ogni individuo è irripetibile nella sua unicità.
È dunque naturale che la persona voglia condividere ciò che la turba con gli altri; anche le gioie e non solo i dolori della vita, ma qui è di sofferenza che si sta scrivendo.
Paradosso. Una persona spesso soffre a causa degli altri, direttamente ovvero indirettamente. Una persona soffre perché si sente inadeguata, qualunque sia la ragione, nel rapporto con gli altri; un’altra soffre perché è stata schernita, derisa, tradita, emotivamente calpestata da altre persone.
Un uomo e una donna, se esistessero da soli, isolati, non soffrirebbero; una simile condizione in natura non esiste. Un uomo e una donna esistono con gli altri e con gli altri si relazionano e relazionandosi ineluttabilmente soffrono, ma patire in silenzio non è umanamente sostenibile e dichiarano la loro triste sorte ad altri, altri che sono la condizione necessaria e sufficiente della sofferenza di un uomo e di una donna.
Il vostro amato e odiato
Mr. Holmes